Garlasco, Giletti Esplode in Diretta: Le “Vergognose” Omissioni su Andrea Sempio Scuotono il Caso

Il delitto di Garlasco, un nome che evoca ancora un brivido freddo nella memoria collettiva italiana, è una di quelle ferite aperte che, nonostante gli anni e le sentenze, continua a sanguinare, alimentando dubbi e interrogativi irrisolti. Lunedì 22 settembre, durante la puntata del suo programma “Lo stato delle cose”, Massimo Giletti ha riacceso i riflettori su questo caso emblematico, portando al centro dell’attenzione una figura rimasta per troppo tempo ai margini dell’indagine: Andrea Sempio. Un nome che, ora, si trova al centro di un nuovo, acceso dibattito, scatenato da presunte incongruenze e omissioni che, se confermate, potrebbero riscrivere pagine intere di questa tragica vicenda.

Lo Stato delle Cose stasera in tv con Massimo Giletti: Vannacci tra gli  ospiti 17 febbraio 2025 • IMTV

Giletti, con il suo stile incisivo e la sua determinazione nel cercare la verità, ha aperto la discussione con una domanda che da anni tormenta la cronaca giudiziaria e l’opinione pubblica: “Perché Andrea Sempio telefonava a Casa Poggi quando sapeva benissimo che Marco, fratello di Chiara, era in vacanza?”. Una questione apparentemente semplice, ma che nasconde risvolti complessi e potenzialmente esplosivi. La risposta, secondo Sempio stesso, venne fornita al capitano Gennaro Cassese, allora responsabile delle indagini. In studio, è stato mostrato il documento originale che riporta le parole di Sempio, interrogato all’epoca dei fatti. Egli sosteneva di aver cercato Marco al telefono fisso perché il suo cellulare risultava irraggiungibile. “Marco mi riferiva che sarebbe andato via con la famiglia senza precisare null’altro. Non mi rispondeva sul cellulare perché è irraggiungibile e non conoscendo la data esatta della sua partenza ho chiamato la sua utenza fissa,” questa la sua versione.

Una versione che, tuttavia, Massimo Giletti ha prontamente messo in discussione, supportato da testimonianze raccolte a Falzes, in Trentino, dove Marco Poggi era in vacanza nell’agosto del 2007, nel periodo immediatamente successivo all’omicidio di Chiara Poggi. Residenti e operatori turistici del luogo hanno infatti dichiarato che la copertura di rete mobile era pienamente funzionante già all’epoca. Un dettaglio che, se confermato, renderebbe la dichiarazione di Sempio quantomeno dubbia. Da qui, l’accusa, vibrante e diretta, del conduttore: “Ma i tabulati di Marco Poggi sono stati controllati per capire se Andrea Sempio diceva la verità?”. E la mancata acquisizione di questi tabulati, secondo Giletti, è un “fatto vergognoso, vergognoso”.

La gravità di tale omissione è ulteriormente rafforzata dall’analisi di un’informativa dei Carabinieri di Milano, datata addirittura 2020. Questo documento, emerso solo di recente, evidenzia una “palese contraddizione” rispetto alla versione fornita da Sempio. “Sembra strano,” spiega il documento, “che il cellulare di Marco Poggi risultasse irraggiungibile tra il 7 e l’8 agosto, in quanto i cellulari dei genitori, in vacanza insieme al figlio e avendo lo stesso gestore telefonico TIM e quindi con la stessa copertura di rete, in quei giorni avevano ricevuto ed effettuato diverse chiamate come testimoniano i tabulati telefonici di allora.”

Queste rivelazioni gettano una luce inquietante sull’accuratezza delle prime fasi investigative e sollevano interrogativi pressanti sulla completezza delle informazioni acquisite e valutate all’epoca. L’avvocato di Alberto Stasi, Antonio De Rensis, ha commentato con veemenza la “gravità di queste omissioni”. Egli ha sottolineato come, nel 2020, questa informativa sia stata indirizzata al procuratore aggiunto Venditti, “colui che in televisione ha dichiarato di aver capito in 21 secondi che Sempio non aveva alcuna responsabilità.” Una dichiarazione, quella di Venditti, che ora appare in una luce diversa, quasi paradossale, di fronte a questi nuovi elementi.

De Rensis ha proseguito la sua analisi, aggiungendo un ulteriore tassello al puzzle: “Voglio precisare che la sera prima della partenza di Marco i ragazzi erano insieme. Faccio fatica a non pensare che Sempio non sapesse che qualche ora dopo Marco andava in montagna. Lo sapeva certamente, anche perché dopo al ritorno era stata programmata una vacanza al mare in Toscana.” Queste parole suggeriscono che Sempio fosse ben consapevole dei piani di Marco Poggi, rendendo ancora più precaria la sua giustificazione sulla telefonata. L’immagine che emerge è quella di un’indagine che, forse, ha tralasciato di approfondire alcuni aspetti cruciali, accontentandosi di risposte che ora appaiono insufficienti e contraddittorie.

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La difesa di Andrea Sempio, affidata al suo legale Massimo Lovati, ha tentato di ridimensionare la questione, etichettandola come una “circostanza del tutto irrilevante”. “Prima di tutto è una circostanza senza peso, anche se fosse una bugia come sostenete voi non c’entrerebbe niente con l’evento omicidiario accaduto 7 giorni dopo,” ha affermato Lovati. “In secondo luogo, se io telefono una persona prima sul cellulare e poi sul fisso è perché cerco quella persona.” Un tentativo di minimizzare l’impatto di queste nuove rivelazioni, sostenendo che un’eventuale menzogna su una telefonata non avrebbe alcuna attinenza con il delitto di Chiara Poggi, avvenuto una settimana dopo. Tuttavia, la cronaca giudiziaria insegna che anche piccoli dettagli, apparentemente insignificanti, possono assumere un’importanza capitale nel quadro complessivo di un’indagine, soprattutto quando si tratta di ricostruire la credibilità dei testimoni e la sequenza degli eventi.

Nonostante gli sforzi della difesa, la puntata di “Lo stato delle cose” ha riacceso i riflettori su uno dei casi giudiziari più discussi e controversi degli ultimi anni. Il dibattito è tornato ad infiammarsi, e i numerosi interrogativi lasciati aperti da queste nuove informazioni alimentano la speranza, o la preoccupazione, che la verità sul delitto di Garlasco possa essere ancora ben lontana dall’essere completamente svelata. L’accusa di “omissioni vergognose” lanciata da Giletti non è solo un grido di indignazione, ma un monito a non archiviare mai completamente la ricerca della verità, anche quando le sentenze sembrano aver posto la parola fine. Il caso Garlasco, con i suoi fantasmi e le sue ombre, continua a interrogare la nostra coscienza, a ricordarci che dietro ogni fatto di cronaca c’è una vita spezzata e una sete di giustizia che non si spegne mai. La questione dei tabulati di Marco Poggi, la presunta menzogna di Sempio e l’informativa dei Carabinieri del 2020 sono tasselli di un mosaico che potrebbe non essere ancora completo, e che, forse, merita di essere osservato con occhi nuovi e una rinnovata volontà di chiarezza.